Negli anni della Grande guerra, una raffinata macchina propagandistica coinvolse militari e civili. Tra questi ultimi non furono risparmiati bambini e adolescenti che ebbero un ruolo centrale nelle rappresentazioni e nelle pratiche della mobilitazione. Essi sono i protagonisti di questo volume che, saldando il Genere alla categoria della guerra totale, analizza gli effetti della “cultura di guerra” nella sfera pubblica e privata e le sue ricadute sulla letteratura e sui giocattoli che, da strumento ludico-educativo, si trasformano in simbolo dell’appartenenza alla nazione e dello sforzo bellico.
Il conflitto si insinua nelle vite dei giovani testimoni e tra le pieghe della memoria, irrompe e spezza la quotidianità, genera conseguenze negative. Il grande evento è per molti portatore di separazioni, rottura di legami familiari e affettivi, ma le “scritture bambine” lasciano affiorare insieme alla materialità dell’esistenza, il loro coinvolgimento, la fascinazione provata.
La soglia domestica è oltrepassata dalla forza degli eventi, dalla martellante propaganda capace di far vibrare le corde dell’emotività, di spronare la partecipazione, mentre rappresentazioni e realtà si intersecano restituendo una duplice versione del conflitto bellico: “alla guerra lontana”, di cui parlano le maestre e i tanti giornalini, fa da contro altare la “guerra vicina”, quella vissuta nel quotidiano, che è diverso a seconda dell’appartenenza sociale e di genere. Nella maggioranza dei casi, le due dimensioni, quella della rappresentazione e dell’autorappresentazione, si intrecciano e le prime entrano a far parte dell’esperienza individuale e collettiva, producono emozioni, condizionano giudizi, favoriscono scelte, stimolano l’impegno.
Utilizzando fonte diaristiche, articoli, saggi e pubblicistica dell’epoca, Patrizia Gabrielli traccia la portata che la propaganda (collegando la retorica patriottica del Risorgimento alla retorica della Prima Guerra mondiale intesa come campagna di civilizzazione) ebbe sulla percezione che bambine, bambini e adolescenti ebbero degli anni di guerra. Di come contribuì a definire nettamente generi e ruoli e di come in qualche modo preparò l’avvento del fascismo.
Le voci sono soprattutto quelle dei ceti benestanti – i ceti più umili che furono i più colpiti dalle conseguenze della guerra furono anche quelli che si espressero di meno – e colpisce qua e là l’emergere di una diversa consapevolezza, di un modo di percepire la guerra in maniera diversa, non guerra santa e giusta quindi ma avventura catastrofica e orrenda.

Recensioni

Cronaca minuta del conflitto

Le monde diplomatique, maggio 2018 

La Grande Guerra dei ragazzi nei diari di Pieve

La Nazione, Arezzo, 10 marzo 2019

 

Patrizia Gabrielli è docente di Storia contemporanea presso l’Università di Siena (sede di Arezzo), fa parte del Collegio del Dottorato di Studi Storici, Letterari e di Genere (Roma “La Sapienza”). Collabora con l’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano e fa parte della Giuria del Premio Pieve. È direttrice della rivista « Storia e Problemi Contemporanei », collabora con varie riviste in Italia e all’estero. Tra le sue pubblicazioni: « Scenari di guerra, parole di donne. Diari e memorie nell’Italia della seconda guerra mondiale », il Mulino, 2007“””•; « Anni di novità e di grandi cose. Il boom economico fra tradizione e cambiamento », il Mulino, 2011“”——; « Il primo voto: elettrici ed elette », Castelvecchi, 2016“”—˜.