Fulvio Cammarano è professore ordinario presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna dove insegna Storia Contemporanea e Storia dei conflitti politici nel XX secolo. E’ Presidente del Sistema bibliotecario d’Ateneo ed é stato direttore del Dipartimento di Politica, Istituzioni, Storia dal 2004 al 2010.
Nel 1992 e nel 1998 è stato Visiting Professor presso le università di Southampton e Passau.
Dal 2004 al 2012 ha diretto la rivista Ricerche di Storia Politica per le edizioni del Mulino e nel 2008 è stato nominato direttore della collana Quaderni di storia della casa editrice Le Monnier.
I suoi attuali interessi scientifici riguardano la storia politica e costituzionale europea con particolare riferimento a Italia e Gran Bretagna nel XIX e XX secolo.
E’ autore di decine di saggi e articoli su volumi collettanei e riviste nazionali e internazionali e di quattro monografie (Il Mulino e Lacaita,1990, Laterza, 1999, American University Press, 2001). Ha presentato le sue ricerche in oltre trenta convegni in Italia e all’estero e collabora alle pagine culturali di numerosi quotidiani.

Ultime pubblicazioni:

Il mondo ci guarda. L’unificazione italiana nella stampa e nell’opinione pubblica internazionali (1859-1861) (con Michele Marchi)
Mondadori Education, Le Monnier Università, 2011, 336 p.

Se fino alla prima metà dell’Ottocento la nostra penisola è stata terra di conquista e teatro di sanguinose contese dinastiche all’insegna del divide et impera, nel periodo 1859-1861 il lento e spesso contraddittorio processo di unificazione cattura l’attenzione delle opinioni pubbliche europee e mondiali. Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele, Minghetti, Ricasoli, e molti altri diventano i protagonisti delle cronache di politica internazionale e degli editoriali dei principali quotidiani e dei più letti periodici dell’epoca. Il mondo osserva la penisola con un misto di apprensione, curiosità ed entusiasmo e per la prima volta da molti secoli (forse dall’epoca dell’Impero romano) l’Italia nel suo farsi si scopre protagonista mondiale. Emergono la stima, l’ammirazione, la curiosità e il coinvolgimento per un processo di unificazione che molti osservatori stranieri interpretano alla luce delle dinamiche interne ai loro Paesi. Le pagine di questo volume, raccogliendo l’eco della stampa di una ventina di Stati Nazione, offrono al lettore, a centocinquanta anni da quei momenti cruciali, istantanee fedeli dell’importanza attribuita da tutto il mondo all’emersione di una nazione, quella italiana, erede di una delle più grandi culture della civiltà occidentale.

Storia dell’Italia liberale
Laterza, 2011, 326 p.
1861-1901: è il quarantennio cruciale della storia d’Italia. « Iniziava da quel momento una nuova storia, in cui lo Stato e le istituzioni, le culture e i protagonisti che li presupponevano si andavano trasformando in moltiplicatori di energie ed eventi sempre più lontani dalle tematiche risorgimentali, soprattutto dopo il completamento dell’unificazione nel 1870. In quegli anni fondativi l’Italia, coerentemente con quanto accadeva sulla scena europea, attraversò l’età del ‘liberalismo classico’, una fase storica in cui si mantenne viva la convinzione della classe dirigente di poter operare sul consolidato terreno del rapporto Parlamento/società civile, secondo il ‘classico’ mito del modello britannico. Ciò era plausibile anche perché quel Parlamento rappresentava, nel bene e nel male, l’istituzione in cui i liberali credevano di ravvisare non solo l’organo di rappresentanza, ma anche il motore ‘legislativo’ e ‘pedagogico’ dello sviluppo della società civile, tanto più fondamentale in relazione all’ostile presenza-assenza della Chiesa e dei suoi codici d’integrazione civica. Affrontando gli eventi di questo quarantennio, il lettore avrà modo di imbattersi in sorprendenti analogie con molte vicende della nostra storia più recente e della cronaca attuale. Se siano fuorvianti o meno è difficile dirlo; forse però rappresentano un’ulteriore conferma che la comprensione della storia italiana richiede una qualche conoscenza delle sue fondamenta postunitarie.
Il nemico in politica: la delegittimazione dell’avversario nell’Europa contemporanea
Il Mulino, 2010, 240 p.
La trasformazione dell’avversario politico in nemico, la contestazione della sua legittimità come competitore nella lotta per il potere: sono queste le dinamiche che hanno portato lo scontro politico in Italia a livelli sempre più aspri. Il carattere rissoso della politica italiana non è però solo un fenomeno nazionale, è anche la spia di processi di delegittimazione dell’avversario che rimandano alla stessa natura del conflitto politico nella società contemporanea. Regimi e partiti politici sono stati spesso al centro di un’opera di delegittimazione messa in atto da avversari a volte inconsapevoli degli effetti degenerativi prodotti dal ricorso a tale arma, e sono state proprio le democrazie a subire i danni maggiori per tali azioni. Il volume esplora i processi di delegittimazione nell’Europa dell’Otto e Novecento, con una chiave di lettura storico-comparata e con l’obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sui meccanismi che la determinano.