Giovanni Orsina è dal luglio del 2005 professore associato in Storia contemporanea presso l’Università Luiss-Guido Carli di Roma. È stato confermato nel 2009.
- ha insegnato Teoria e storia dei partiti politici e gruppi di pressione presso i corsi di laurea triennale in Scienze Politiche e Comunicazione;
- ha insegnato e insegna Storia comparata dei sistemi politici europei, European Political Systems e Giornalismo e sfera pubblica nell’età contemporanea presso i corsi di laurea magistrale in Relazioni Internazionali e Comunicazione politica, economica e istituzionale; Storia del giornalismo presso la Scuola di giornalismo;
- è vicedirettore della Luiss School of Government, presso la quale dirige il Master in European Studies, che ha avviato nel 2008. È responsabile dei corsi di laurea magistrale del Dipartimento di Science Politiche. Dal 2007 al 2011 è stato delegato del Rettore per i rapporti con gli atenei nordamericani;
- dal 2009 al 2011 è stato direttore dell’International centre for transition studies (Icets) e dal 2011 è coordinatore dell’International centre on democracies and democratisations (Icedd), nato dall’Icets e diretto da Leonardo Morlino. Con l’Icets ha ottenuto da un finanziatore privato, e poi amministrato, un grant di 170mila euro per una ricerca su leadership e culture politiche nell’Europa degli anni Ottanta.
Dal 2009 è membro della Società italiana per lo studio della storia contemporanea.
Ultime pubblicazioni:
La destra dopo Berlusconi. Da Forza Italia alla terza Repubblica
Marsilio, 2012.
Strumentalità, disonestà e stupidità sono le categorie a cui vengono semplicisticamente ricondotte la destra e il suo elettorato, in particolare berlusconiano. Un libro mostra perché non è possibile liquidare così le ragioni di questa parte del Paese ed è necessario cogliere quel che c’è stato in esse di politicamente razionale.
Partiti e sistemi di partito in Italia e in Europa nel secondo dopoguerra
Rubbettino Editore, 2011, 592 p.
Nella politica italiana del secondo dopoguerra i partiti hanno svolto, com’è ben noto, un ruolo fondamentale, tanto da portare gli storici a definire gli anni compresi fra il 1946 e il 1993 la “Repubblica dei partiti”. A partire dai primi anni Novanta la Penisola è entrata in una fase storica e politica del tutto differente, che è stata però – ed è ancora oggi – pesantemente condizionata dall’eredità, dalle memorie, dalle divergenze interpretative che la “Repubblica dei partiti” ha lasciato dietro di sé. Questo libro intende affrontare da punti di vista differenti – le istituzioni, le culture, la comunicazione, la corruzione, la classe dirigente, i rapporti fra politica e società – alcuni dei problemi di fondo che hanno caratterizzato quella stagione. Il volume giunge al termine di un lungo percorso di ricerca sui partiti politici italiani, avviatosi anni fa con un volume sull’età della Belle Epoque. Come le opere che l’hanno preceduta, anche questa, pur considerando soprattutto la Penisola, utilizza una prospettiva comparata, nella convinzione che la vicenda italiana sia possibile comprenderla appieno soltanto quando la si collochi all’interno del più ampio quadro europeo occidentale.